venerdì 12 dicembre 2014

Emertainment Monthly - Intervista a Ben per "By the gun"

La meravigliosa Skyler ha tradotto per noi l'intervista fatta a Ben sul red carpet di By the gun!



Ed ecco la traduzione di Skyler:

Red carpet a Boston per “By the gun”
4 dicembre 2014
By the gun, il film sulla mafia in tempi moderni scritto da Emilio Mauro e diretto da James Mottern, ha avuto il suo red carpet ieri sera a Boston.
Nel cast figurano grandi nomi come Ben Barnes, Jay Giannone, Kenny Wormald e Slaine.
Il cast e la troupe del film sono stati molto gentili, rispondendo ad alcune nostre domande durante l’evento. 

Per primo abbiamo parlato col regista James Mottern.

Emertainment Monthly: Il nome di Ben Barnes era associate ai film fantasy, questa è un pò una svolta per lui. Come è stato lavorare con Ben in questo film? 
James Mottern: Quando Ben è arrivato sul set, aveva interpretato i film di Narnia e un altro paio di film in cui interpretava personaggi inglesi o qualcosa di simile. Quando è venuto sul mio set era davvero pronto per fare qualcosa di diverso. E il fatto è che Ben, dentro di lui, è davvero diverso. Ha un carattere duro e grintoso. Ben è cosciente, come molti attori sanno, che se cominci ad interpretare un certo tipo di personaggio, finisci per restare in quel ruolo per sempre. Così, quando è venuto sul set, era realmente pronto per qualcosa che era un po’ più simile a quello che lui è realmente dentro. Quando gli abbiamo parlato per la prima volta del film, ci siamo resi conto che lui aveva realmente capito la natura del personaggio. Mai una volta ho pensato: “Oh, ecco il principe Caspian” perché Ben ha fatto davvero un ottimo lavoro col personaggio di Nick Tortano. 
E. M. : Questo è chiaramente un film sulla mafia, ma differente dagli altri del genere in quanto è ambientato in tempi moderni. By the gun è ambientato in un periodo di declino della mafia piuttosto che nei suoi giorni gloriosi, perciò, quale è stato il tuo approccio nel dirigere questo film? 
Mottern: Questa è una domanda da vero “nerd” del cinema, quale sono io! Emilio Mauro è l’autore e così quando mi ha dato lo script, abbiamo cercato di realizzarlo momento per momento. Siamo entrambi appassionati di cinema e fan della saga de: “Il Padrino” e degli altri film sulla mafia che sono tutti datati, più o meno, intorno agli anni ’40. Quando abbiamo guardato il percorso dei film sulla mafia abbiamo pensato: “Bene, c’è una sorta di parabola e questo è il momento finale di questo grande impero”. E quando abbiamo iniziato il film pensavamo: “Questo è l’ultimo film sulla mafia ! Questo è l’ultimo film sulla mafia!” anche se in realtà non lo era. Ma è un approccio e volevamo vedere cosa ne veniva fuori. Abbiamo aggiunto una specie di posto vuoto, quasi come una città fantasma scarsamente popolata, in cui le persone coinvolte stavamo perdendo la volontà di agire da sole. Ecco come ci siamo avvicinati. Non stavamo cercando necessariamente di renderlo diverso dagli altri film sulla mafia, ma volevamo catturare un momento e un luogo, nel tempo.
E. M. : Parlando del modo in cui vi siete avvicinati al film, ovviamente quando pensi a Boston, non pensi alla mafia italiana. In che modo, l’averlo ambientato a Boston, ha influito sulla dinamica del vostro approccio? 
Mottern: Penso che la mafia di Boston, a differenza di New York, è molto insulare, limitata ad una piccola area nel North End. Solo pochi quartieri, davvero. E così, si ha la sensazione che non solo ci sono persone nel North End che cercano di tenere vivo questo ideale di famiglia, la fratellanza, e virilità, ma stanno letteralmente cercando di aggrapparsi a questo piccolo filo di cultura in un mondo che è oramai scomparso. Quello che abbiamo cercato di fare è stato catturare quello specifico luogo, e di far capire come sia veramente limitato a pochi quartieri. I ragazzi italiani che vivono nel North End hanno visto tutti film di mafia come: “Il Padrino” e la loro esperienza viene da quei film basati sulla vita reale. Parlando dei bulli di Boston, la collocazione in aree limitate è stato uno degli approcci, così come i personaggi che ci vivono, sono quasi dei personaggi derivati, che imitano qualcosa che forse non è neanche vera. Ben ha catturato molto bene l’idea di qualcuno nostalgico per qualcosa che quasi non è mai esistita.
E.M. : Sappiamo che hai un film importantissimo che uscirà nel 2015, Zendog, con protagonista di nuovo Ben Barnes accanto a grandi stars come William H. Macy e Peter Dinklage. Cosa ci puoi dire di questo progetto? 
Mottern: E’ una storia davvero grandiosa. È una specie di film di rapina e lo dico per usare una scorciatoia perché non è solo questo. Ci sono dei grandi protagonisti ed è un grande ruolo per Ben, un grande ruolo per Macy e per Dinklage. È un po’ simile a film come “Non è un paese per vecchi” o “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. Una specie di miscuglio tra questi due film. Credo che Aubrey Plaza interpreterà il ruolo femminile. Siamo molto eccitati all’idea di lavorarci. 

Dopo, abbiamo parlato con Jay Giannone.
Emertainment Monthly: Puoi dirci qualcosa sul tuo personaggio?
Jay Giannone: Certo, mi chiamo Jay Giannone e interpreto il ruolo di Joe. Joe è un ragazzo che vuole far parte della banda e vuole essere qualcuno. Quindi Joe è fondamentalmente un tipo che prende l’iniziativa per far sì che accadano cose davvero terribili. Vuole conquistare potere e diventare il numero due o tre. Così entra in contrasto con i personaggi di Ben Barnes e di Kenny Wormald. 
E.M. : Come è stato il rapporto sul set tra te e Ben? Sembra che vi siate presi a testate un bel po’.
Giannone: Prima di tutto, fuori dal set, io e Ben siamo davvero grandi amici ora. Lui è un gentleman di classe e un ragazzo fantatico. Sul set è stato meraviglioso. Potevi davvero sentire la tensione tra noi due mentre interpretavamo due personaggi così ferocemente opposti. 

Poi abbiamo parlato con Ben Barnes il protagonista del film. 
Emertainment Monthly: Ben, tu sei conosciuto per aver interpretato il Principe Caspian nelle Cronache di Narnia o Dorian Gray nel film omonimo. Entrambi i personaggi sono di fantasia e occupano una posizione di prestigio nei rispettivi mondi. Come è stato interpretare un personaggio vero, ambientato nel mondo moderno e che viene dal nulla in By the gun?
Ben Barnes: Cercavo assolutamente un ruolo come questo, un personaggio reale e grintoso. Mi piacciono le storie urbane e un giorno è apparso questo copione ed è stato uno di quelli che ho letto dall’inizio alla fine. Quando ho finito, immediatamente pensato: “Bene, io devo interpretare questo ragazzo”. Me ne andavo in giro ripetendo: “Perchè sempre camicie a fiori e spade? Perché non posso avere un’auto e una pistola? Voglio un’auto, una pistola e il pizzetto!”. Ed era tutto lì; mi è stato presentato in un unico pacchetto. Non potevo chiedere un cast migliore dato che ho lavorato con Slaine e Jay e Kenny, tutti questi ragazzi di Boston. Essi sono essenzialmente il vero affare, sono ragazzi che conoscevano davvero tutti gli altri personaggi del film e mi hanno presentato la metà di essi. Abbiamo passato un paio di grandiose settimane nel North End andando in giro per le strade, incontrando ogni tipo di personaggio. Una volta fatto il tatuaggio sul collo e imparata la camminata e l’accento, questi ragazzi ti davano un veloce buffetto se l’accento gli sembrava strano, perché erano molto preoccupati che tutto sembrasse autentico e macho. Ed è così che dovevano fare perché sono davvero orgogliosi di essere di Boston e orgogliosi della loro storia. 
E.M. : Così sei passato direttamente ad un ruolo da duro e macho. Come è avvenuto, da attore il passaggio dal ruolo in “camicia a fiori” ad uno come questo? 
Barnes: Penso che devi trovare un modo per fare tua la rabbia e la violenza. Se avessi iniziato ad urlare e a lanciare sedie non sarei stato così spaventoso e mi sarei sentito un po’ fuori posto. Così dovevo arrivarci da un’altra angolazione, una sorta di angolazione calma e non reattiva. Trovi tanti diversi momenti e cerchi di farli sentire più reali possibile. Questo è un film pieno di quei momenti in cui è più spaventosa la mancanza di reazione di quanto non sia far fuori qualcuno. A volte gridare non è la cosa che fa più paura. Così è stato bello accettare la sfida di cercare il gangster che è in me. Devi anche guardare l’altro lato del personaggio che interpreti. Lui è un poco di buono, ma ha anche una sorta di vulnerabilità. È un uomo che trova difficoltà a vivere come dovrebbe vivere una persona normale. Così penso che è per questo che entri in empatia con lui mentre guardi questo film. Vedi I suoi conflitti interiori nelle difficili situazioni che affronta. 
E.M.:Come è stato lavorare con Harvey Keitel?
Barnes: Oh si, è stato magnifico! E’ stato con noi per poco tempo durante l’ultima settimana di riprese, e quando è arrivato era già nel personaggio. La prima volta che l’ho incontrato indossava un completo italiano vecchio stile, con i capelli tirati indietro, seduto su una sedia. Mi ha fissato ed è stato terrificante. Ha impersonato il boss della mafia che avresti sempre voluto vedere interpretato da Harvey Keitel e lo è stato fin dal primo momento.
E.M. : Abbiamo sentito anche che sarai protagonista di un altro film, Zendog, che uscirà nel 2015 diretto ancora una volta da Mottern. Cosa puoi dirci di questo progetto?
Barnes: Sfortunatamente non c’è ancora niente al momento. È qualcosa che ho letto, che mi è piaciuto e mi ci sono appassionato per un po’. Ma bisognerà vedere cosa se ne farà. Mi piacerebbe lavorare di nuovo con James, se andrà in porto. 

Il prossimo è stato Kenny Wormald, che interpreta Vito nel film.
Emertainment Monthly: Kenny, questo è un film un pò differente dagli altri che hai fatto come ad esempio Footlose. Come è stato far parte di questo progetto? 
Wormald: Ho sempre voluto fare un film ambientato a Boston e far parte della famiglia del cinema di Boston. Sapevo che se avessi fatto un buon lavoro ne sarei stato parte e questo è stato un vero onore. Io sono di qui (Boston), quindi ho portato un grande orgoglio nel film che mi viene proprio dall’essere di qui. 
E.M. : Quindi in qualche modo è stato come lavorare in casa? 
Wormald: Oh si, è stato meraviglioso. Ho potuto vedere la mia famiglia e tutti i miei amici mentre lavoravo. Vivo a Los Angeles da 12 anni quindi non vedo la mia famiglia così spesso come vorrei. È stato un grande vantaggio. 
E.M. : Molti degli attori di questo film sono di Boston, o hanno forti legami con Boston. Quanto hanno influito le tue origini sulla tua recitazione? Sentirsi a proprio agio cambia le dinamiche?
Wormald: Si, quando ho finito Footloose ho dovuto perdere il mio accento bostoniano per gli altri miei ruoli. Ogni volta che fai audizioni ti chiedono di perdere il tuo accento. Ti chiedono: “Di dove sei?” E io:” Cavolo, ora lo sentiranno!” Così ho preso un dialect coach e ho lavorato duramente per cambiare il mio accento e vivere la vita di tutti i giorni senza il mio accento di Boston. Quindi, tornare a casa e riprenderlo di nuovo è stato incredibile. Sapevo che il mio accento non era finto così non ho dovuto lavorare troppo o ricorrere a manierismi. Era qualcosa che avevo già in tasca. Il fatto che la maggior parte del cast fosse di Boston ha reso tutto più facile. Mi sembrava di essere a casa di mio zio o qualcosa del genere. 

Poi abbiamo parlato con George Carroll, conosciuto come il rapper Slaine, che interpreta George nel film.
Emertainment Monthly: Ciao Slaine, dicci qualcosa su come sei stato coinvolto in questo film. 
Slaine: Bene, Emilio Mauro ha scritto il copione ed è un mio amico. Ero in tour nel 2011 così non ho potuto leggerlo finchè non sono tornato a casa. Poi l’ho letto, mi è piaciuto e ho detto: “Ok, quando iniziamo a girarlo?”
E.M. : Che ci dici del tuo personaggio? Che ruolo interpreti in By the Gun?
Slaine: Il mio personaggio è diverso da tutti gli altri perchè non è italiano e non è davvero un mafioso. Sono più una specie di assassino solitario e non mi piacciono quei ragazzi. Sono semplicemente legato al personaggio di Ben Barnes e cerco non tanto di tirarlo fuori dal mondo del crimine ma dall’essere affilato alla vecchia mafia. 
E.M.: Sei stato in alcuni film ambientati nella criminalità di Boston in passato. Cosa ha fatto di By the gun un’esperienza unica e diversa per te? 
Slaine: Sai, sono state tutte esperienze diverse. Ma questa è una storia sulla mafia di oggi dove la mafia non è più quello che era una volta. E’ una sorta di reminiscenza di quello che è stata e di un ragazzo che vuole farne parte. 

Infine abbiamo parlato con l’autore Emilio Mauro.
Emertainment Monthly: Mauro, cosa ti ha ispirato nel porre la fine della mafia a Boston? Non è esattamente il primo posto che ti viene in mente. 
Emilio Mauro: No, no, conosco bene la città e i dintorni. Volevo fare un film su Boston. Quindi non sono andato molto lontano. Ho potuto usare molti talenti locali, ne sono diventato amico e ho mostrato un po’ del loro talento. 
E.M.: Dove hai preso l’ispirazione per la relazione romantica nel film?
Mauro: Volevo ci fosse una storia d’amore per il personaggio di Ben, perché lo avrebbe messo in condizione di andare contro il giuramento che aveva fatto. Quello che si vede sullo schermo è una vera prova per la regia e per gli attori. Ho usato quella chimica per portare avanti la storia. Alla fine c’è un finale tragico che non è proprio tipico. Esso dà al film una buona spinta finale.
E.M.:Quale è stata l’ispirazione per una scelta così audace? 
Mauro: Penso che molti dei temi sono di natura Shakespiriana. Perché è una specie di impero della morte la cui maledizione risale a Giulio Cesare. Volevo che il film avesse un finale tragico ma anche logico. George è stato sempre un sopravvissuto, e per questo non doveva morire. Ma tutti quelli coinvolti nella mafia alla fine dovevano morire. 
E.M. : Hai altri progetti futuri di cui ci vuoi parlare? 
Mauro: Sto lavorando ad una serie televisiva con la Fox chiamata “The middle man” con Ben Affleck. Sto producendo un copione di Michael Yebba che è nel cast di By the Gun. E sto scrivendo il copione del prossimo film di James Mottern.


Grazie alla fantastica Skyler!!

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